Vidéo | 06:30 | ItalieVenir voir cette oeuvre
Lors du premier confinement, la caméra a été ma bouée de secours contre l’incertitude et la peur du moment. Filmer était une façon de construire un monde autre, une observation alternative à la vision dominante. La lecture des réflexions sur l’image « opérationnelle » de Farocki m’a incité à rendre visible ce qui n’a d’utilité que pour la vérification de l’utilisateur d’une caméra-vidéo, c’est-à-dire les images pixelisées rouges générées lors de la mise au point. J’ai ainsi décidé de « forcer le système » et de révéler ce qui reste invisible. J’ai enregistré la visionneuse de la caméra avec mon iPhone pendant qu’elle était en action. L’image émergente fait un monde de plis et de fissures incitant à la pensée critique de la réalité et à formuler la question fondamentale et indispensable : qu’est-ce que je vois ?
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Durante il primo lockdown la videocamera ha rappresentato un’ancora di salvezza contro l’incertezza e la paura del momento. Filmare è stato un modo per ricostruire un mondo altro, un’osservazione alternativa rispetto alla visione dominante. La lettura delle riflessioni sull’immagine “operativa” di Farocki mi ha spinto a rendere visibile ciò che è funzionale solo all’osservazione di chi usa una videocamera, ovvero le immagini pixelate di rosso generate durante la messa a fuoco. Ho così deciso di “forzare il sistema” e rivelare ciò che il pubblico non può vedere. Ho registrato con il mio iPhone il visore della camera mentre era in azione. L’immagine che emerge dà conto di un mondo fatto di pieghe e crepe e stimola lo spettatore a un’osservazione critica verso la realtà e alla formulazione di una domanda basilare e indispensabile quale: che cosa sto vedendo?